VIAREGGIO. Dopo le dimissioni di Tiziano Nicoletti dall’ufficio di presidenza e di Lorenzo Mazza dal consiglio d’amministrazione, dentro la Fondazione Carnevale sembra essere tornato il sereno. O, quantomeno, non si è affievolita la voglia di andare avanti e non arrendersi. Cristiana Gemignani, componente del cda, lo scrive apertamente in un intervento intitolato “Perché non mi dimetto”.

“Sono stata nominata dal sindaco e mi è stato chiesto, insieme a tutta la squadra, di mettere in piedi l’edizione del Carnevale 2014 con un contributo da parte del Comune stabilito e garantito di un milione e 400mila euro”, ricorda Gemignani. “Abbiamo assolto al nostro compito e lo abbiamo fatto nel migliore dei modi, portando a casa il più alto risultato di tutti i tempi: record di incassi e di attività culturali, con grandi soddisfazioni da parte di molti.

“Poco tempo fa apprendiamo che il Comune non può onorare l’impegno preso ufficialmente e pubblicamente. Non ci sono soldi, né le capacità di trovarli. I ragionieri prendono il posto dei politici, i numeri contro l’arte di cercare altre strade percorribili. Di qui passano i seguenti messaggi negativi che infangano il lavoro della nuova Fondazione Carnevale: 1) Il carnevale è povero, va aiutato 2) La Fondazione non è stata in grado di trovare finanziamenti 3) Come è possibile che con il record di incassi non ci siano soldi? Qualcuno li avrà pur presi.

cristiana gemignani“E così, sulla testa della Fondazione Carnevale, è nata una gara per aiutare un moribondo che godrebbe di ottima salute, se solo gli impegni presi fossero stati onorati. Non basta dire di amare il Carnevale per non farlo morire. Non a chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica. La politica, quella vera, non ammette ignoranza né pressappochismo: la politica chiede altre vie, vuole competenza e lungimiranza, ma soprattutto pretende rigore e rispetto dei ruoli. Cosa che questa amministrazione, che ho votato e per la quale mi sono anche candidata, non conosce e per questo mi ha profondamente delusa.

“Il Comune non può e non deve sottrarsi al compito di sostenere, prima moralmente e poi economicamente, il Carnevale come progetto culturale ed economico, in una città che vive nella manifestazione forse l’unico momento di unità popolare. E chi lo contrappone secondo una logica populista agli asili, in cuor suo non ne ha capito il senso. Il Carnevale non è un giochino per gente che si annoia e quindi, come dicono alcuni, ‘chi lo vuole, se lo paghi’. No. Come, secondo me, non è nemmeno giusto che venga finanziato da sponsor che dovranno in futuro sì sostenerlo, ma come progetto culturale già esistente e non manipolabile in base alle esigenze del finanziatore di turno, altrimenti il Carnevale perderebbe la propria identità, facendo la fine di altri carnevali.

“Oggi siamo di fronte ad una svolta epocale, ed in questo senso penso che la crisi che ci attanaglia possa servire a svecchiare, migliorare e potenziare la Manifestazione attraverso scelte coraggiose e forse impopolari, ma sicuramente nuove, stimolanti e creative. In Fondazione avevamo iniziato a lavorare in questo senso, con forza e determinazione, adesso però siamo fermi, bloccati, senza che l’amministrazione ci convochi ufficialmente per comunicarci ciò che forse è già stato deciso senza consultarci.

“Io non mi dimetto, non certo per tenere una poltrona che non esiste – tanto più noi della Fondazione Carnevale che produciamo ricchezza non siamo pagati e, visti i tempi, abbiamo tutti rinunciato ai gettoni di presenza – ma perché sono disposta a giocare la partita fino in fondo, con l’entusiasmo e la passione di sempre. Non mi dimetto per un profondo senso di responsabilità e per vigilare affinchè i crediti nei confronti di chi ha lavorato vengano onorati”.

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